L’AMOREVOLE FIGURA DI RIFERIMENTO
A cura della Dott.ssa Patrizia Carrozzo per Scarabocchiando a casa di… l’unica rete nazionale di Nidi famiglia Tagesmutter, Nidi Domiciliari, P.G.E. e Servizi integrativi ed innovativi per la prima infanzia
“Una prova della correttezza del nostro agire educativo è la felicità del bambino”. (Maria Montessori)
Fino a qualche tempo si pensava che accudire un bambino fosse solo dare da mangiare, coccolarlo, garantire un sonno tranquillo e fornire sicurezza al livello fisico, insomma il bambino veniva visto come un essere privo di emozioni e sentimenti, un essere privo di vita propria.
Quando parliamo di emozioni e sentimenti parliamo del bisogno di sentirsi rassicurato, ascoltato visto e conosciuto. Per sentire ciò, il bambino all’interno del nido ha bisogno di sentire che esiste qualcuno che lo pensa, che lo aspetta, che lo accoglie e che si occupa di lui. Per questi motivi è importante e necessaria la figura di riferimento.
Anche i bambini molto piccoli all’interno del nido hanno bisogno di avere rapporti speciali e unici, lasciano che il genitore si occupi di altro e non di loro quando vanno al lavoro, per cui sentono che qualcuno abbia la stessa qualità emotiva e attentiva del proprio genitore. La qualità della relazione naturalmente non sarà la stessa tra genitore e figlio, e non sarà sostitutiva, ma darà al bambino la percezione e sensazione che è un essere speciale ed importante.
Naturalmente questo richiede a chi lavora con i bambini una maggiore mole di lavoro, e anche l’instaurarsi di un attaccamento che purtroppo vivrà una necessaria e sicura separazione, cosa che naturalmente può mettere ansia e paura.
Ma se ricordiamo come anche noi nella vita di adulti viviamo costantemente il bisogno di essere sicuri che qualcuno è per noi un punto di riferimento, con il quale scambiare emozioni, sentirci ascoltati e non giudicati, potremmo capire quanto le difficoltà su descritte possono essere superate per fornire al bambino un ambiente sicuro e protetto emotivamente.
Nel caso dei nidi famiglia in cui il numero dei bambini è piccolo, questo lavoro può essere più semplice poiché i gruppi che ogni mamma gestrice dovrà accogliere sarà esiguo e il rapporto di intimità che si creerà sarà maggiormente possibile.
Il sedersi a tavola con loro, oppure occuparsi di dare il biberon sempre agli stessi bambini permette loro di sentirsi visti e considerati come esseri umani dotati degli stessi bisogni affettivi di un adulto.
Naturalmente allo stesso moda sarà importante creare momenti di condivisione con altri bambini e altre educatrici, per poter attivare nel bambino il piacere della condivisione e del concetto di gruppo.
Credo che ogni educatore debba sentire il bisogno di fornire al bambino questo tipo di sicurezza, perché questo permette di sentirsi dentro una relazione che si costruisce nel tempo e nello spazio e che porta con sé affetto, emozioni e sentimenti, ascolto, accudimento, accoglienza che fanno dell’essere umano un essere felice.
Patrizia Carrozzo