Il capriccio come comunicazione del Sè nella prima infanzia Seconda parte
Iniziamo osservando per esempio se i “capricci” si presentano in determinate occasioni;
alcuni esempi:
- se il bimbo/a è più stanco o ha fame
- se è vestito/a adeguatamente (non troppo, ne’ poco)
- se ha bisogno di uno spazio più silenzioso e meno confusionario (molti bimbi sono sensibilialla confusione e al rumore e hanno bisogno di ritornare in uno spazio raccolto e ordinato)
- se si trova di fronte una situazione nuova che lo/la spaventa o lo/la fa arrabbiare
- se deve fare qualcosa che non si sente di fare
- se ci sono importanti cambiamenti in famiglia
- se siamo impegnati noi adulti e siamo meno disponibili ecc..
Naturalmente ogni bambino e ogni bambina ha le proprie caratteristiche di percezione, sensibilità, che vanno osservate, per poi essere interpretate e restituite di volta in volta al meglio da noi adulti ai nostri piccoli.
Ma come si fa ad accompagnare i nostri piccoli alla consapevolezza emotiva e a progressive modalità comportamentali più adeguate?
Di fronte ad un capriccio (pertanto spesso di fronte a una richiesta dei bimbi apparentemente rivolta verso qualcosa che non è il vero bisogno) il NO deve restare NO, ma al contempo, occorre aiutare i nostri bimbi ad “attraversare” l’emozione che li coinvolge in quel momento, offrendo il nostro rispecchiamento emotivo quindi la nostra empatia al nostro bambino/bambina con una successiva proposta di soluzione alternativa funzionale.
Facciamo un esempio.
Siamo ad una festa con tanti bimbi, ma dobbiamo tornare a casa.
“Ti capisco che vorresti restare qui perché ti stai divertendo, però adesso dobbiamo tornare a casa perché è tardi”. Se il bimbo inizia a piangere e a fare un capriccio rabbioso, possiamo empatizzare con lui “Lo so che sei molto triste/arrabbiato perché dobbiamo andare via, io ti capisco, è divertente giocare con i tuoi amici”.
Offrendogli empatia e rispecchiamento del suo stato d’animo specifico ogni volta con le modalità che sappiamo essere utili per il nostro bambino/bambina gli offriamo il sostegno affettivo che lo/la aiuta a calmarsi; non allontaniamoci da lui fisicamente per non farlo/la sentire solo/sola durante questi episodi che richiedono invece un importante accompagnamento e una fondamentale necessità di mediazione emotiva.
Partiamo dal concetto che nei bimbi occorre tanto tempo per apprendere le modalità emotive e comportamentali più funzionali per il suo benessere, occorre ripetere le esperienze e maturarle dentro di sé; l’adulto può “seminare” adeguate modalità per i primi anni di vita nei piccoli, per poi vederne i frutti molto tempo dopo, l’importante, come genitori ed educatori, è armarsi di tanta pazienza, amore e coerenza: il nostro lavoro genitoriale ed educativo sarà premiato nel tempo dalla felicità dei nostri piccoli che poi diventeranno adulti consapevoli delle proprie emozioni e riusciranno a costruire relazioni felici e soddisfacenti nel corso di tutta la loro vita.