A cura di Melania Moneta – pedagogista

Ciò che per noi adulti è naturale e scontato spesso non lo è per i bambini.

Sapersi approcciare all’altro è una competenza che si acquisisce con l’esperienza, non è una risorsa innata. E’ innato il bisogno di socialità, ma viverla è tutta un’altra storia.

 I bambini e le bambine devono imparare a stare con gli altri. In questo processo di apprendimento, il conflitto è un elemento naturale e persino utile. E’ inevitabile che l’emotività acerba dei piccoli influisca sui comportamenti e che l’incontro  possa trasformarsi in scontro.

 Per questo motivo non serve preoccuparsi e soprattutto non serve intervenire tempestivamente e sempre. Un bambino lasciato libero di gestire in autonomia una situazione conflittuale, acquisirà molte e nuove competenze, che gli permetteranno in futuro di stringere relazioni efficaci ed equilibrate. Al contrario, l’ingerenza dell’adulto provocherà perdita di fiducia in sé stessi e una persistente difficoltà a gestire autonomamente i litigi con i pari.

In ottica evolutiva questi momenti rappresentano una palestra di apprendimento efficacissima.

E’ vero infatti che per imparare a gestire le situazioni complesse e le emozioni ad esse collegate bisogna vivere l’esperienza. I genitori spesso si preoccupano e, se assistono ad un litigio, fanno fatica a trattenersi dal fare da pacieri. Temono il giudizio degli altri adulti, si preoccupano per l’incolumità dei bambini, hanno paura che quell’episodio diventi prassi.  Ma è vero esattamente il contrario.

Vediamo dunque quali sono i comportamenti dell’adulto poco efficaci :

  • Intervenire in modo precipitoso pensando di avere chiara la dinamica
  • Arrabbiarsi e punire i litiganti
  • Dare la colpa all’uno o all’altro
  • Trovare una soluzione per fare pace

E quelli invece efficaci :

  • Prendere tempo per osservare
  • Staccare la spina delle emozioni
  • Porsi in un atteggiamento di domanda e non di risposta
  • Considerare che per i bambini litigare è fisiologico
  • Se è necessario intervenire porsi in ascolto, non giudicare e assumere un atteggiamento da mediatore
  • Non cercare il colpevole
  • Non fornire soluzioni al litigio

Resterete stupiti dalla capacità con cui la mente assorbente del bambino, così come la chiamava Maria Montessori, sarà in grado di elaborare nuove strategie ed evolvere nel  naturale sviluppo delle competenze legate alla socialità e alla relazione con l’altro.

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