MAMME MULTITASKING: REALE VANTAGGIO O TRAPPOLA PSICOLOGICA?

Dicono che la maternità aumenti le competenze e la produttività, eppure nonostante numerosi studi confermino questa tesi, molte donne vivono la condizione di essere madre come un ostacolo alla propria realizzazione.

La giornalista americana Amy Westervelt, nel suo libro “Dimentica di avere tutto” scrive: “Ci aspettiamo che le donne madri lavorino come se non avessero figli e crescano i loro bambini come se non lavorassero”

La colpa è di una società che non è in grado di supportare le famiglie o di una cultura stereotipata e retrograda? 

Chiudete gli occhi e immaginate una donna che cammina come un acrobata su un filo. L’altezza è tanta e lei cerca di non guardare in basso. Respira paziente e cerca di evitare il pubblico sotto di lei.

Cammina sul filo del tempo, cercando di mantenere un sano equilibrio tra la vita privata e quella professionale. 

Purtroppo non si tratta solo di una problematica a sfondo tricolore, è così in tutto il mondo. Alcuni datori di lavoro, colleghi e a volte anche la famiglia, con le loro parole creano forti pressione sulle mamme, le quali sopraffatte dalle aspettative altrui, vedono obnubilare e dissolversi nella stanchezza la gioia della maternità.

Con la conseguenza di non si sentirsi abbastanza né sul lavoro, né a casa.

E quindi qual è la soluzione?

Scegliere tra figli e lavoro? Oppure tra la realizzazione personale e quella professionale? Diventare mamme non significa abbandonare la vita che si aveva prima di diventare genitori.

Eppure nonostante la maternità sia un’esperienza straordinaria, in grado di trasformarti e imbarcarti in un viaggio ricco di sorprese e sensazioni ogni giorno diverse, si tramuta in un ingombrante esperienza quotidiana da gestire con sacrificio e rinunce.

Vi siete mai confrontati con una donna che vive con la paura che suo figlio si prenda un raffreddore, perché dovrebbe giustificare la sua assenza in ufficio?

Il timore di dover prendere un congedo parentale o la pressione per l’orario ridotto a causa dell’allattamento. Non sono leggende queste.

Non tutte le donne vivono queste situazioni.

Non tutti i datori di lavoro penalizzano.

Non tutte le famiglie giudicano.

Non tutti i colleghi fanno la guerra.

Non tutti però…non significa che il problema non esista.

Oriana Fallaci scriveva: “le mamme sacrificate fanno figli con sensi di colpa.”

Le donne hanno il diritto di ricoprire posizioni di rilievo nella società. Non devono chiedere il permesso di sognare e di credere nelle loro abilità.

Uomini, donne e bambini felici creano una società felice e la felicità non è solo un’emozione. La felicità si apprende.

Detto questo, come si può gestire “lo svantaggio della maternità” o il motherhood penalty, come lo definiscono i sociologi inglesi?

Tanto per cominciare sarebbe necessario un adeguamento degli orari scolastici e di lavoro, nonché dei servizi pre e doposcuola funzionanti, in modo da non dover ricorrere ai costi non sempre sostenibili di una baby sitter.

La malattia figli retribuita in tutti ccnl o un dignitoso monte ore di congedi parentali retribuiti al 100%.

Sarebbero tante le cose da elencare, come sono tante e diverse le esigenze di ogni famiglia. Lo scopo di questo articolo non è quello di fare polemica o di sottolineare le mancanze di una società assente.

Il nostro obiettivo è quello della condivisione come strumento di supporto.

Per tutte quelle donne che camminano in bilico sul filo del tempo: NON SIETE SOLE!

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