Inserimento all’asilo nido: l’ascolto è la chiave che apre tutte le porte!
Intervista a Serena Cesaroni, referente Scarabocchiando per la Regione Marche
Ai due estremi dell’inserimento all’asilo nido di un bambino che esce di casa per la prima volta – ma anche che torna a scuola dopo un lungo periodo di vacanza con mamma e papà – ci sono i genitori che piangono disperati e quelli che non vedono l’ora che la scuola cominci per poter riprendere liberamente la loro vita lavorativa o sbrigare i loro mille impegni senza preoccuparsi di trascurare il bambino.
Mamme che piangono e papà tranquilli, Papà che piangono e mamme tranquille, nonni che sulla soglia del nido propongono al pupo di tornare indietro “Ma in fondo noi stiamo a casa tutto il giorno, non starebbe meglio con noi?”.
E pure se si cerca di mostrarsi tranquilli o entusiasti, perfino, i bambini sono dei radar emotivi, captano tutto e il loro pianto a quel punto è un “Guarda che non mi freghi: la tua ansia si taglia col coltello!”.
Quindi al bando – ma sul serio! – ansia e senso di colpa, almeno nei limiti del possibile.
MANDARE UN BAMBINO AL NIDO PUÒ ESSERE VISTO COME UN BELLISSIMO REGALO
La parola d’ordine d’ora in poi sarà: REGALO
Pensate all’ingresso al nido del vostro bambino come a un grande regalo che gli state facendo.
Non un posto dove lo sbolognate perché avete da fare e via ai sensi di colpa. Non un momento di abbandono, povero piccolo lo lascio e me ne vado.
Pensate a tutte le cose belle che un bambino impara al nido, all’occasione di stare con i coetanei, ai momenti di gioco e soprattutto a quelli di apprendimento che noi, non avendo studiato pedagogia, non sapremmo offrirgli (un’occasione per imparare anche per noi, direi).
Certo il nido non è l’unica occasione di socializzazione per un bambino: dipende molto dal tipo di vita e di famiglia che si hanno. Ci sono famiglie piccole e famiglie con una schiera infinita di cugini, famiglie che hanno molto tempo da dedicare al parco, ai corsi e agli eventi per bambini, e famiglie in cui i genitori devono lavorare molto.
Stando ai ritmi frenetici della vita moderna l’asilo nido è, quindi, una delle occasioni migliori di divertimento e apprendimento che si possono offrire a un bambino molto piccolo. Un bel regalo, appunto.
L’INSERIMENTO? ROBA DA ADULTI!
L’inserimento, anche nelle parole di Serena, sembra essere in realtà una faccenda da adulti.
Mi spiego meglio. Sì, è il bambino che piange. Sì, è il bambino che viene sorpreso dal nuovo ambiente. Ma il bambino sentirà tutto ciò che noi pensiamo, tutte le nostre emozioni ed aspettative.
Allora cerchiamo di concentrarci meno sulle nostre, spesso comprensibili e normalissime, ansie e METTIAMOCI IN ASCOLTO.
Osserviamo il bambino, ascoltiamolo, cerchiamo di capire quando piange, perché piange e per quanto tempo. Cosa attira la sua curiosità, come si relaziona con questo nuovo mondo che sarà parte della quotidianità e diventerà in qualche modo “famiglia” per lei/lui. (ci servirà anche per non concentrarci solo su di noi e sulla nostra ansia!).
GENITORI TROPPO GIUDICATI? NON ABBIATE PAURA DEL GIUDIZIO DEGLI ESPERTI
E poi, fidatevi degli esperti e NON ABBIATE PAURA DEL GIUDIZIO.
Questa è forse una delle cose più difficili da fare per un genitore: quando si diventa mamme si scopre che in famiglia erano tutti pediatri e pedagogisti. Perfino panettieri, benzinai e giornalai avranno da ridire su per quanto tempo state allattando, il fatto che facciate co-sleeping o meno, il fatto che lo stiate viziando o lo portiate troppo in braccio.
Su una delle ultime serie di grido Netflix, The Let Down, una mamma alle prese con un neonato insonne lo porta in giro in auto di notte, unico modo per farlo dormire. Ad un certo punto sbuca uno spacciatore che le darà consigli sull’allattamento…
Tutti mettono bocca su tutto e sono convinti di saperne più di voi. Ma soprattutto sono convinti che stiate sbagliando, e quel che è peggio ve ne convincerete anche voi.
Questo crea la paura di essere giudicati nel proprio operato di genitori anche da un esperto.
CHIEDETE AIUTO AGLI ESPERTI, AFFIDATEVI ALLE EDUCATRICI.
Invece l’esperto non giudicherà, se sa fare bene il suo lavoro, ma saprà ascoltare, capire e osservare. E chi è l’esperto con cui avete a che fare nella quotidianità dei vostri figli? Ma naturalmente le educatrici del nido!
Inutile che vi tuffiate in estenuanti letture di manuali di pedagogia, difficili poi da applicare al caso particolare per chi non è del mestiere: parlate, parlate, parlate. Chiedete alle educatrici, rivolgetevi a pedagogisti e psicologi: questo non vuole dire che si sarà giudicati o che si ha qualcosa che non va. Vuol dire invece che si è tanto sicuri e tanto intelligenti da voler chiedere un punto di vista a quanto di meglio, in fatto di preparazione, possiate trovare sul “mercato” per i vostri bambini.
PER QUANTO TEMPO CONTINUERÀ A PIANGERE MIO FIGLIO PER L’INSERIMENTO?
Per quanto tempo piangerà vostro figlio nel periodo dell’ambientamento al nido?
Anche qui, la parola chiave è ASCOLTO. Abbiamo a che fare con delle persone, piccole persone, ciascuna con il proprio carattere. Una giornata, così come gli adulti, si può essere più allegri e ben disposti, un’altra meno. Se dopo un mese di ambientamento il bambino ancora piange e si dispera in modo esagerato, magari proviamo a parlare con le educatrici e cerchiamo di capire.
Teniamo sempre aperta la porta della comunicazione con l’educatore, scambiandoci informazioni sul bambino specie in momenti critici della vita della famiglia (anche la malattia di un nonno, il trasferimento all’estero di un parente, etc).
Ma facciamoci anche una domanda su come noi viviamo questo periodo di ambientamento e il distacco ogni mattina, oppure dopo il weekend quando i bambini si riabituano a ritmi e presenze differenti.
CONCENTRIAMOCI SUL BAMBINO E NON SU NOI STESSI
Sforziamoci di non essere troppo ADULTOCENTRICI! A volte involontariamente, facendoci prendere dalle paure e preoccupazioni e concentrandoci solo su queste, a volte invece in modo volontario, desiderando quel momento di libertà o di possibilità di svolgere liberamente le altre nostre attività, ci concentriamo su quello che pensiamo o desideriamo noi.
Il bambino ha bisogno di tempo e ascolto.
Il lavoro di genitore è darglieli.