“CRESCERE INSIEME AI NOSTRI FIGLI”
“Evviva, mamma e papà giocano con me!”
Che cos’è il gioco? È giusto considerare il gioco e il lavoro come due categorie opposte?
A volte si sente affermare che il gioco è il lavoro delle bambine e dei bambini; in effetti osservandoli si può rimanere sorpresi dalla serietà e dall’impegno con i quali giocano, per esempio a mettere una dentro l’altra delle scatole o a battere con un oggetto sopra una superficie dura. L’affermazione che il gioco è lavoro può intendersi in questo senso: una valorizzazione dell’impegno con cui le bambine e i bambini si dedicano a queste attività.
Il gioco non è, come per gli adulti, un disimpegno, una pausa distensiva per distrarsi dalle abituali occupazioni, ma è conoscenza, un modo efficace e spontaneo per crescere. È esplorazione di se stessi e del mondo circostante, dell’uso degli oggetti e delle loro caratteristiche: rimbalza, galleggia, rotola, si riempie, si svuota, è freddo, è caldo, è rosso, fa rumore, è liscio, è più alto e più largo, questo è vicino e quello è lontano.
E’ attraverso il gioco che viene soddisfatto il bisogno di esplorare, toccare e osservare cose che a noi sembrano ovvie ma che non lo sono affatto per chi sta scoprendo il mondo.
Chi sono i primi compagni di gioco?
Siamo noi genitori i primi compagni di gioco. Ad ogni mamma e ad ogni papà viene spontaneo interagire con i loro piccoli in forma ludica nei momenti del cambio del pannolino o del bagnetto, nominando le diverse parti del corpo, oppure nel momento della pappa, riproducendo suoni con la bocca o nascondendo la faccia dietro a un tovagliolo.
Sono momenti in cui si sta strutturando la prima forma di gioco definita gioco di esercizio o gioco senso-motorio, in cui è il corpo stesso che ha la parte principale nell’attività ludica. Giocare con le mani portandole alla bocca, battendole e osservandole, oppure giocare con i piedi, procura piacere e scoperta della propria efficienza motoria.
Grazie all’interazione ludica che stabiliamo con i nostri figli fin dai primissimi mesi di vita viene attivata la “vocalizzazione ludica”, una sorta di gioco sonoro in cui emerge la prima produzione di suoni definita “balbettio”. Il balbettio è in stretta relazione con l’interesse che l’ambiente familiare dimostra di avere rispetto a queste prime espressioni sonore. La consapevolezza di essere ascoltati e compresi procura un piacere immenso, e il balbettio diventa sempre più carico di significati affettivi ed emotivi.
Con “cosa” giochiamo?
Quando i nostri figli iniziano a muovere i primi passi, ad entrare in rapporto con l’ambiente circostante e con gli oggetti, il primo vero gioco sarà inventarsi un gioco e farlo insieme. A tutti sarà capitato di constatare come i giocattoli, belli e costosi, non sempre soddisfano il piacere ludico dei nostri figli. Quante volte abbiamo assistito alla distruzione di una macchina appena acquistata per sperimentare il rimbalzare delle ruote sul pavimento o sul tavolo…Ai nostri occhi tutto ciò può apparire distruttivo e insensato, ma non per i nostri figli, che considerano tale comportamento del tutto naturale. Proviamo ogni tanto ad abbandonare il nostro punto di vista per metterci un po’ dalla loro parte. Ma in che modo? Utilizzando gli oggetti di uso comune che possiamo trovare all’interno della nostra casa, soprattutto in cucina. Pentole, coperchi, cucchiai, farina e contenitori di diverso materiale possono diventare essi stessi giocattoli con un “ingrediente” in più: ritrovare lo stupore della scoperta insieme ai nostri figli. Riscopriamo il piacere di certi giochi e il piacere di farli. I giochi proposti da mamma e papà sono sempre una nuovissima e meravigliosa invenzione.
Per i nostri figli, quindi, non è tanto importante la forma del gioco, quanto l’atteggiamento e la disponibilità che dimostriamo loro.
La Psicopedagogista dell’Associazione Scarabocchiando a casa di…
Giovanna D’Oronzio